lunedì 30 novembre 2009


Avendo a cuore lo sviluppo del progetto Torino città d'acque, che prevede lo sviluppo di parchi lungo i fiumi attraverso tutta l'area metropolitana, salta all'occhio la necessità di disseminare lungo i fiumi una serie di approdi (per scendere in acqua a remare), uniti a luoghi di sosta e ristoro affacciati sull'acqua.

L'immagine propone l'idea di un bar terrazza con approdo sulla riva della Dora, accanto a Ponte Mosca (antica meraviglia ingegneristica torinese, costruito nel 1830 su progetto dell'ingegner Carlo Bernardo Mosca, ebbe fama europea per l'audacia del progetto, la perfezione d'esecuzione e l'elegante snellezza).
Una terrazza posta a quota superiore rispetto al livello di esondazione, potrebbe fornire un posto dove stare a godersi il parco sull'acqua.
Un pontile galleggiante - elevabile in caso di piena - oltre a garantire un approdo, permetterebbe di stare al sole a pelo d'acqua.




Al remo!


A Torino perché non far scendere in acqua le canoe anche sulla Dora?
Questo fiume urbano può divenire un altro rifugio naturale disponibile all'interno della città, un parco lineare sviluppato attraverso tutta l'area metropolitana. Dalla confluenza con il Po risalendo su sino alle porte della val Susa, la Dora dispiega i suoi meandri tra la collina e le montagne, nella piana ormai divenuta una sola città.
Da tempo stiamo lavorando a quest'idea, tale impegno cominciò a concretizzarsi nel 1997 con la "Traversata dell'area metropolitana navigando sulla Dora", proseguì all’interno del progetto Torino città d'acque (un piano per il sistema di parchi fluviali torinesi), continuò con la Festa della Confluenza nel 2002 e con la giornata di inaugurazione dell'ecomuseo urbano EUT 7 nel 2006 (quando tornammo a remare sulla Dora a bordo di canoe messe a disposizione dagli Amici del Fiume), sino alla attuale proposta di costruire pontili e bar terrazza sul fiume con annessi depositi per le canoe. Uno di questi edifici di servizio al parco potrebbe sorgere sulla riva della Dora ai piedi del maestoso ponte Mosca, ma altri potrebbero poi diffondersi lungo il fiume contribuendo a conferire al parco una continuità ora mancante.
Sì, perché se chiedete a un torinese dove passa questo fiume in città avrete risposte incerte, la Dora appare e scompare. C’è chi l’ha vista al parco della Pellerina, dove una diga ne trae acqua sin dai tempi più antichi, chi la riconosce solo mentre guida l’automobile sui "lungodora", guardandola scorrere tra argini di pietra e cemento, e chi la ricorda per averla vista apparire fugacemente sotto un ponte e poi sparire tra le fabbriche. Anche adesso che le fabbriche non ci sono più, già sostituite da case e centri commerciali, la Dora rimane ancora nascosta per lunghi tratti, "chiusa al pubblico", sotterranea, come nel tratto dove il solettone di cemento armato su cui sorgevano le acciaierie la ricopre ancora per cinquecento metri del suo corso. La città sin dalla sua fondazione ha vissuto in simbiosi con la Dora, ma negli ultimi decenni l’ha dimenticata, nascosta dietro le fabbriche e i canali abbandonati.
Quindi c’è da lavorare per veder tornare alla luce la Dora, perché lungo le sponde possa realmente svilupparsi un parco continuo attraverso tutta la città, divenendo verde diffuso in quartieri che ne hanno avuto sempre poco. Le valenze di un simile progetto sono naturalmente molte, il parco può essere arteria della mobilità ciclopedonale in alternativa al traffico dei veicoli a motore, si può tornare a sfruttare i salti d’acqua per produrre elettricità, la Dora può divenire così luogo simbolo di un ritrovato rapporto ecologico con l’ambiente e l’energia, perché ciò dovrebbe essere ricercato ovunque, soprattutto in città.